Itinerari nella natura

Il territorio

Il comune di Incudine si estende lungo una direttrice S.E./N.O. con una forma allungata che si incunea fra i territori dei comuni limitrofi di Monno, Edolo e Vezza d'Oglio, salendo in una ideale simmetria dal fondovalle, dove tocca la quota più bassa di 842 m presso il ponte di S. Brixio, fino alla alla Bocchetta del Fupù (2728 m) e alla testata della Val Andrina (2907 m).

Incudine è uno dei comuni più piccoli della Valle Camonica e si estende, diviso in due dal fiume Oglio, in un territorio ricco di pascoli e boschi di conifere, in parte compreso nel parco dell'Adamello. E' immerso nel verde dei prati, strappati dagli avi agli estesi boschi di abete rosso e di larice, che ricoprono i fianchi delle montagne. Molte sono le occasioni offerte per godere di una spettacolare natura percorrendo i numerosi sentieri e strade del paese.

Itinerario: Incudine - S. Vito e S. Anna (m 1.877)

Dislivello: m 950 circa 
Tempo di percorrenza: ore 2,30 all'andata, ore 1,30 al ritorno
Difficoltà: facile
Il nostro itinerario prende il via dalla parte alta dell'abitato del Vago, in direzione sud, nei pressi di un ponticello. Si segue la strada asfaltata che si alza verso i pendii della montagna, che presto confluisce in un'altra strada acciottolata e quindi in una sterrata, attraversando boschi e prati.
Dopo circa 6 km raggiungiamo la località Cavallo (1.559 m, ore 1,30 da Incudine). Si segue ora un sentiero che in breve ci porta alla cascina Tognolo e quindi ci si immette sul sentiero CAI n. 72 (Sentiero dei Boschi), proveniente da Vezza d'Oglio, e lo si segue nel suo snodarsi pianeggiante fino a Niclo (1.853 m) e quindi si raggiunge S. Vito (ore 1,00 da Cavallo, ore 2,30 da Incudine).
La parte alta del percorso è particolarmente piacevole e con viste stupende. Il ritorno si effettua su un sentiero che, partendo dalla piana di S. Vito, scende nel bosco di larici e abeti fino alla bella e panoramica località Purlera (1.720 m). Si prosegue poi nella folta pecceta, si raggiunge la località Fontana dove il sentiero si immette su una strada sterrata, si oltrepassa Pontif e si incontra nuovamente la strada percorsa all'andata (ore 1,00 da S. Vito), che in circa 30 minuti ci riporta a Incudine (ore 1,30 circa da S. Vito)

Itinerario: Val Andrina - Pianaccio - M. Pagano (m 2.348)

Dislivello: m 230 circa
Tempo di percorrenza: 1 ora circa
Difficoltà: facile
Uno degli angoli più suggestivi del comune di Incudine è il lembo più settentrionale del suo territorio: la Val Andrina, il Pianaccio e il Monte Pagano.
La zona è facilmente raggiungibile attraverso la strada che da Monno sale al Passo del Mortirolo e quindi al Pianaccio. È raggiungibile anche a piedi con il sentiero CAI n. 3. L'ambiente alpino che ci troviamo di fronte è sicuramente uno dei più belli di tutta la Valcamonica.
Giunti nei pressi di Malga Salina Bassa, verso nord, lo sguardo è catturato dalla Val Andrina che culmina nelle Cime di Grom (m 2.770), i Dossoni (m 2.853) e il Monte Seroti (m 2.645), raggiungibili in poco più di 2 ore di cammino, ma che offrono una splendida vista panoramica su monti e valli. E' meta di escursionisti nella bella stagione e di sci - alpinisti nella stagione invernale.
Continuando sulla strada notiamo a sinistra, salendo, una interessantissima torbiera d'alta quota. Giunti al culmine della strada, dove questa inizia a scendere, prende il via il nostro itinerario. Abbandonata la strada asfaltata, per tracce di sentiero, si raggiungono i resti di costruzioni militari e incontriamo poi una strada sterrata che si abbandona subito al primo tornante, per proseguire ancora per un sentiero che punta alla base del crinale orientale del Monte Pagano (segnavia CAI 145).
Il sentiero si inerpica ora sul crinale, salendo velocemente, e in breve ci troviamo sulla cresta dove camminiamo praticamente in piano, per scendere poi leggermente nell'ultimo tratto erboso e raggiungere così la cima del Monte Pagano. La cima è occupata dai resti ben conservati di un forte della Guerra 1915-18, costruito con le pietre scistose di colore rosso caratteristiche della zona (Micascisti della Cima Rovaia). La vista dalla cima è veramente impareggiabile, grazie alla posizione isolata di questo monte. Difatti il nostro sguardo domina tutta l'Alta Valcamonica, con le valli laterali disposte come molte quinte sulla scena. Maestoso il Gruppo dell'Adamello-Presanella si staglia di fronte, con le sue rocce scure e i bianchi ghiacciai. Davanti al Baitone, ecco spuntare le altre cime di Incudine, sull'altro versante della valle, la Cima di Plaza e la Punta di Val Finale. E poi giù verso la bassa valle e le montagne della Valtellina, l'inconfondibile Bernina, e mille altre in una vista a 360°. È possibile raggiungere la cima anche con il sentiero CAI 145/A. Poco prima di iniziare la salita del crinale, si segue la stradina che taglia a mezza costa il versante verso la Valcamonica, ricongiungendosi poi alla bella strada militare che sale dal Mortirolo fino alla cima (ore 1,45).

Vegetazione

Questi sentieri ci immergono già in una tipica vegetazione di alta quota, con gli ultimi larici che lasciano il passo ai piccoli arbusti e alla brughiera alpina. In giugno la fioritura della Azalea delle Alpi (Loiseleuria procumbens DESV.), un piccolo arbusto che ricopre come un tappeto il terreno con i suoi intricati rami, e delle altre numerose ericacee presenti, porta una vivace nota rosa: il Mirtillo delle paludi (Vaccinium uliginosum L.), con i suoi fiori rosati che si trasformano in bacche nere ricoperte da una patina blu; il Rododrendro ferrugineo (Rho-dodendron ferrugineum L.), con i suoi fiori solitamente rosa intenso; e l'Uva Ursina (Aretostaphylos uva-ursi Spreng.), con i suoi frutti rossi, molto simili al mirtillo rosso.

Salendo di livello, la flora è quella caratteristica dei terreni acidi. Ne citiamo solo ancora tre specie, tra le numerose presenti: il 'peruch' (Chenopodium bonus-henricus L.), che troviamo copioso sulla cima; l'Eufrasia (Euphrasia rostkoviana Hayne), piccola piantina bianca con le fauci gialle, che troviamo in popolazioni estese durante tutto il tragitto; e infine l'Anemone delle Alpi (Pulsatilla alpina Delarbre), che in cresta sfida il vento

Ulteriori informazioni

Ultimo aggiornamento
09 giugno 2021